titolo iniziazione all'alchimia
L'alchimia è sorella della Magia.

Il termine "alchimia" trova la sua origine presso l'Egitto  e nasce da un attributo di Iside detta anche  "la nera" o kemia, in egiziano L'opera alchemica ripete in pratica il ciclo di Osiride così come è stato tramandato da Plutarco ed il cui senso è strettamente legato alla morte e alla rinascita, una teoria che troviamo alla base dei cicli misterici ed iniziatici antichi. Essa consiste in un lavoro di ampliamento della coscienza che avviene attraverso una discesa o descensus nel buio della materia seguita poi da una successiva ascesa,  ascensus, o sublimatio, che libera lo "spiritus mercurialis" o "quintessenza".
Il senso originario dei cicli iniziatici consistevano nel superamento del timore della morte attraverso la partecipazione alla ciclicità della natura e l'alchimista compiva inoltre gli esperimenti concreti sulla materia con l'ausilio dell'ATHANOR o crogiuolo alchemico; il FORNO COSMICO entro il quale avvenivano le trasmutazioni.

L'iniziato, attraverso queste antiche discipline, percorreva la suo percorso interiore sino al raggiungimento di una superiore comprensione del mondo e dell' esistenza e spesso, questo restava il fine ultimo dell'Opera a prescindere dal fatto che riuscisse o meno mutare realmente il vile metallo in ORO. Al principio gli alchimisti furono perseguitati dalla chiesa non meno degli eretici e le loro pene ebbero inizio ad Alessandria, in EGITTO, la capitale della cultura dove sorgeva la famosa biblioteca data successivamente alle fiamme. Era li dove si concentrava l'opera degli alchimisti, al chiuso di oscuri templi. L'arcivescovo di allora ordinò la distruzione e la dispersione dei vari gruppi di dotti sperimentatori e i loro preziosi manoscritti furono comunue salvati dai roghi. Sino al 415 questa cultura continuò ad operare in Egitto. Dopo quella data i filosofi approdarono ad Atene e lì trapiantarono la scuola alchemica iniziatica.
Nel 529 Giustiniano ordinò ancora la soppressione ufficiale dell'antico insegnmento e questa volta tutto il sapere antico apparentemente svanì. Ma l'alchimia sopravvisse sebbene fosse stato ordinato che i libri che trattavano l'argomento venissero bruciati pubblicamente al cospetto del vescovo. Nuovi scrittori apparvero per continuarono gli studi e riuscirono persino a farsi





i quattro elementi più uno



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accettare dagli imperatori mutarono l'alchimia antica egizia in una nata nella nuova Europa. I monaci bizzantini si cimentarono quindi nel non facile compito di tradurre e copiare ogni scritto che fosse possibile  ancora reperire e il numero dei commentatori dell'Alchimia fortunatamente crebbe di numero. Fra tutti citiamo il "Filosofo Cristiano", pseudonimo dietro il quale si celava un dottissimo monaco che conciliava i suoi studi teologici con quelli alchimici, e poi i vari poeti che lodavano i prodigi dell'Arte Armetica quali Zosimo e Olimpiodoro, Sinesio, il geniale e saggio vescovo di Tolemaide e molti altri ancora.
Risorgono quindi i mitici Trismegistus e Agatodemone, gli pseudo ermetici Zoroastro e Democrito.
I manoscritti bizzantini di testi ermetici vennero portati anche in Italia e in Francia ed ebbe inizio così una nuova era per l'Alchimia cosiddetta "moderna" entro la quale furono fatte numerose e preziose scoperte chimiche a tutt'oggi sfruttate in svariati settori. Tutto questo sino a che l'Opera Alchemica non scivolò nuovamente in un lento ed inesorabile ma apparente declino. Agli alchimisti così bistrattati dobbiamo moltissimo e oggi finalmente i loro meriti vengono nuovamente riconosciuti assieme al buon nome di tutti quei personaggi illustri che hanno fatto grande la storia dell'Alchimia contribuendo anche al progresso dell'umanità.
Con sicurezza non è possibile affermare se alcuni di loro fossero riusciti a far nascere nei loro alambicchi quell'oro puro capace di autogenerarsi che tanto cercavano di realizzare. Molti però si vantarono di esserci riusciti.
Oggi non sarebbero più proponibili le pratiche dei secoli passati, immersi come siamo nella nostra attuale e sterile epoca multimediale, ma è ancora possibile la riscoperta della grande filosofia interiore e preziosa alla ricerca della nostra personale "Pietra Filosofale".
alchemy
fuoco
Tratto da LA BUGIA. RIME ERMETICHE ED ALTRI SCRITTI
del Marchese Massimiliano di Palombara

ENIGMA FILOSOFALE
La Pietra non è Pietra e pur è Pietra
E si trova nel mar che non è mare
E ivi nota, e pur non sa notare
E l'huom la segue, e pur da lei s'arretra.

E' negra e bianca e rossa e bella e tetra
Si trova e pur non trovasi a comprare
E ben ch'è vile  è tra le cose care
Essendo un Ciel che sol dal Ciel s'impetra.

Ognun n'ha, nessuno la possiede
Da noi sta lungi e pur ci sta vicina
E l'occhio l'ha davanti e non la vede.

Sta sopra un colle, e quel non è collina
Vive in un monte e in quello non risiede:
Fortunato è colui che l'indovina.

Il Marchese Massimiliano di Palombara era famoso per le sue rime ermetica e per i suoi enigmi alchemici.
L'Alchimia è una dottrina fondamentale per lo studio della magia, aguzza la mente e la rende agile e fertile.
CHI SA RISPONDERE ALL'ENIGMA DEL MARCHESE?




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