Il
Santo GRAAL
Leggende e le
sue simbologie. I
Templari e il Paphomet.
Tra cristianesimo ed esoterismo
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Il termine Graal
deriva dal latino Gradalis e indica una tazza, un vaso, un calice e
persino un catino.
Sono tutti simboli del grembo fecondo della Grande
Madre, la Terra che porta vita e abbondanza. La
tradizione vuole che il Santo Graal sia stato retto da tre lastre. Il
Charpentier individua queste lastre con tre possibili vie di mutazione
dell'individuo: quella dell'intuizione, quella
dell'intelligenza e quella della mistica. |
Sono le tre
lastre che nella
navata centrale della Cattedrale di Chartres si susseguono, dal portale
di ingresso all'abside, da quella circolare a quella quadrata, a quella
rettangolare.
Esse rappresentano, per il fedele, la via che conduce
verso la conoscenza. Il Santo Graal per alcuni è la coppa dell'ultima Cena, il vassoio dove Gesù e i discepoli mangiarono
l'agnello il giorno di Pasqua, è il vaso in cui Giuseppe di Arimatea,
dopo la crocifissione, raccolse il sangue del Cristo. Esso è dunque un
contenitore che allo stesso tempo è anche pietra; sia esso il vaso di
pietra o il vaso che contiene la pietra (GAR - AL), oppure la pietra di
Dio (GAR - EL).
Le
apparenti contraddizioni della storia del Graal portano
ad una forma di culto semi-Cristiano e
semi-Pagano
il cui oggetto centrale era l'iniziazione. Così il Graal può essere il Piatto con cui i
fedeli partecipavano alla festa comune: può essere la Coppa, simbolo
femminile e la Lancia, simboli delle energie maschili ed entrambi
sorgenti di vita fisica. Può essere anche
sorgente di vita spirituale, la cui forma non è definita con certezza
dato che, si dice: "... non è lavorato in alcuna sostanza
materiale". "Non era di legno, né di alcun genere di metallo, né di Pietra,
o di Osso"; è in definitiva un Oggetto Spirituale da essere considerato
spiritualmente, ma sempre, e in qualsiasi forma: una Sorgente di Vita. La chiesa indica come il Graal materiale ufficiale quello custodito nella cattedrale di Valencia.
Non ci confondiamo, non si tratta di un calice tempestato di diamanti
... il Graal dovrebbe essere solo il bicchierino al vertice montato su
di un supporto con due braccia comode per poterlo sollevare. E' il
supporto ad avere pietre incastonate, il bicchierino no. Anche se è un
contenitore povero è assai lucente. Lo hanno lucidato ... bè, così fa
più figura ... Ma dove è finito il discorso su un oggetto spirituale che deve essere considerato
spiritualmente ? ... Andiamo avanti ...
Il
possesso del Graal è da considerarsi intimamente connesso con
l'iniziazione. Il Santo Graal è quindi una coppa di resurrezione a
nuova vita spirituale e non già un recipiente materiale dove viene
raccolto il sangue di Cristo. Prova ne è la grande considerazione in
cui presso i Catari era tenuto il Vangelo di Nicodemo che altro non può
essere se non un preciso simbolismo per il raggiungimento di un
particolare stato di realizzazione dell'individuo.
Infatti, non poteva
esistere nella dottrina Catara alcuna possibilità di venerazione verso
una reliquia che aveva contenuto il sangue di Cristo essendo, per essi,
la morte stessa del Cristo una manifestazione satanica ... Essi negavano
la possibilità di una morte ignominiosa sulla croce del Dio incarnato e
quindi, se i Catari hanno parlato del Santo Graal questo non può che
avere avuto un significato simbolico e quindi non può essere associato
ad una coppa, ricettacolo del sangue del Figlio di Dio, ma una coppa di
resurrezione e di vita spirituale.
E'
proprio questo termine, "resurrezione", che è forse il più adatto a
definirlo, sottolineando esso un preciso momento di rinascita
spirituale e quindi di una morte della materialità dell'individuo.
Se
vogliamo dare credito alle molte leggende che vogliono vedere nel Santo
Graal il tesoro che i "Perfetti" lasciarono in custodia ai Catari prima
di essere arsi vivi sui roghi di Montségur, non possiamo assolutamente
considerarlo come un qualche cosa di materiale.
Esso deve perciò essere
cercato e trovato nella propria anima; è un tesoro divino, una completa
coscienza della propria spiritualità.
Il GRAAL si identifica con il Paradiso Terrestre, dove
l'individuo si estrania dalla temporalità e può contemplare tutte le
cose in relazione all'eternità. Il
duplice senso della parola Graal.
Essa significa, al tempo stesso, vaso (grasale) e libro (gradale), e la
pietra ed il libro si fondono in uno stesso simbolo. Il libro indica le
Tavole
della Legge di Mosè oppure ci si riferisce alla
Tavola di Smeraldo o Tabula Smaragdina di Ermete Trismegisto ritrovata
in Egitto prima dell'epoca Cristiana e che contiene le indicazioni per
il raggiungimento della trasmutazione umana in vita e quindi
dell'iniziazione.
E allora il Graal di Valencia indicato dalla chiesa
come il "vero Santo Graal"? Lo smontiamo perché è un falso storico? o
un oggetto costruito per la grandiosità della chiesa e per attirare e
illudere ulteriormente e sviare altrove i fedeli che non devono essere
mai messi a parte della verità ma sempre costretti all'accettazione
silenziosa?
LEGGENDE
SUL GRAAL
Racconta la
leggenda che quando Satana si ribellò a Dio, un enorme rubino che
brillava sul suo elmo venne colpito dalla spada di San Michele, e cadde
negli oceani della terra.
Aggiunge la leggenda che esso fu ritrovato dal Saggio Re Salomone
tramite la sua magia e fu trasformato dal Re stesso in una coppa per le
libagioni. Detta coppa fu adoperata poi da Gesù nell'ultima cena.
Trasformata in seguito in un vaso da unguento fu portata in Inghilterra
da Giuseppe da Arimantea, e quindi scomparve. Il Graal è associato a
un libro scritto da Gesù Cristo alla cui lettura può accedere solo chi
è in grazia di Dio. Le verità di fede
che esso contiene non potranno mai essere pronunciate da lingua mortale
senza che i quattro elementi ne vengano sconvolti.
Se ciò dovesse accadere, i cieli diluvierebbero, l'aria tremerebbe, la
terra sprofonderebbe e l'acqua cambierebbe colore.
Il libro-coppa possiede dunque un temibile potere.
Il
Graal è collegato sia a tradizioni ebraiche sia islamiche: è
infatti in relazione con una terra chiamata "Sarraz", impossibile da situare
storicamente o geograficamente (non è in Egitto, ma si vede da lontano
il Grande Nilo"; il suo Re combatte contro un Tolomeo, mentre la
dinastia tolomaica si estinse prima di Cristo), ma situata comunque in
Medio Oriente. Da essa, infatti ebbero origine i Saraceni. Nel poema
Parzival, il tedesco Wolfram Von Eschenbach si legge che non si tratta
di una coppa ma bensì di "una pietra del genere più puro
chiamata lapis exillis. Il termine lapis
exillis è stato interpretato come "Lapis ex coelis", ovvero
caduta dal cielo: e, difatti, Wolfram scrive che la pietra era uno
smeraldo caduto dalla fronte di Lucifero e portato a terra dagli angeli
rimasti neutrali durante la ribellione.
La
tradizione esoterica delle pietre sacre è tipicamente orientale: la
pietra nera conservata nella Ka' ba è l'oggetto più sacro della
religione islamica; i seguaci della Qabbalah ebraica utilizzano il
termine "Pietra dell'esilio" per designare lo Shekinah, ovvero la
manifestazione di Dio nel mondo materiale; ancora più a Oriente, l'Urna
incastonata nella fronte di Shiva della tradizione induista,
simboleggia il "Terzo Occhio", organo metafisico che permette la
visione interiore.
Del Graal si parla
anche nella tradizione lucchese del "Volto Santo". Nel VIII secolo un
vescovo di nome Gualfredo si recò a Gerusalemme per visitare i luoghi
sacri; là il pellegrino compì varie penitenze, digiuni ed elemosine. Fu allora che, per compensarlo della sua
devozione, gli comparve un angelo, il quale lo invitò a cercare con
diligente devozione nella casa presso la sua: là avrebbe scoperto "il
volto del redentore", cui tributare degna venerazione.
Così, nella
dimora di un certo Seleuco, Gualfredo ritrovò il "Volto Santo", un
antico crocifisso scolpito in cedro del Libano dall'apostolo Nicodemo,
lo stesso che aveva aiutato Giuseppe d'Arimatea a togliere dalla croce
il corpo di Gesù.
In
una cavità dietro la croce si trovava un'ampolla con il sangue di
Cristo. Croce e ampolla vennero caricate su una nave di grandezza
straordinaria, che, guidata dagli angeli e senz'altro equipaggio,
attraversò il Mediterraneo in tempesta e approdò sulle coste della
Lunigiana. Le reliquie furono disputate da Lucchesi e Lunesi, e si
stabilì che il Volto Santo sarebbe stato portato a Lucca (dove è
tuttora visibile nella cattedrale di San Martino) mentre l'ampolla sarebbe
rimasta a Luni, dove se ne sono però perse le tracce.
La maggior parte degli studiosi concordano nel ritenere le Crociate
l'avvenimento scatenante. A partire dal 1095, molti Cavalieri cristiani
si erano recati in Terra Santa, ed erano entrati per forza di cose in
contatto con le tradizioni mistiche ed esoteriche del luogo:
sicuramente qualcuna di esse parlava del Graal, un sacro oggetto dagli
straordinari poteri. Grazie ai Crociati, la leggenda raggiunse l'Europa
e vi si diffuse. C'è anche chi ritiene che il Graal sia stato
rintracciato dai Crociati e riportato nel Vecchio Continente. In tal
caso vi si troverebbe ancora. I Cavalieri Templari
avevano stretto rapporti con la Setta degli Assassini, un gruppo
iniziatico ismailita che adorava una misteriosa divinità chiamata Bafometto.
Per alcuni il Bafometto
altro non era che il Graal; prima di essere sgominati gli Assassini lo
avevano affidato ai Templari, che lo avevano portato in Francia verso
la metà del XII secolo; e del resto Wolfram aveva battezzato Templeisen
i cavalieri che custodivano il Graal nel castello di Re Anfortas. Se le
cose fossero davvero andate così, ora il Graal si troverebbe tra i
leggendari tesori dei templari (mai rinvenuti) forse in qualche sotterraneo
del castello di GISORS.
Dopo che il
culto di Zoroastro era stato disperso, alcune delle sue dottrine furono
ereditate dai Manichei, e, di seguito, dai Catari o Albigesi; questi
ultimi erano giunti in Europa dal Medio Oriente, passando per la
Turchia e i Balcani, e si erano stabiliti in Francia nel XII secolo.
Nel 1244, dopo una lunga persecuzione da parte del Papato e dei
francesi, furono sterminati nella loro fortezza di Montsegur; se
avessero portato con sé il Graal durante le loro peregrinazioni, ora
esso potrebbe trovarsi insieme al resto del loro tesoro in qualche
impenetrabile nascondiglio del castello.
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"Non
nobis Domine, non nobis, sed nomini Tuo da gloriam"
Non per noi Signore, non per noi, ma per il
Tuo nome
dai la gloria".
Il motto dei Templari che compariva sotto il
stemma.
I Templari, il Baphomet
e il codice
Atbash
Cosa
sia di preciso il Baphomet non è dato saperlo ma, tralasciando le varie
ipotesi che sono state formulete in merito, mettiamo l'accetto su di un
codice che veniva utilizzato per dissimulare dei nomi in alcuni testi
Esseni. Questo codice era chiamato ATBASH e consisteva nel ripiegare in
due l'alfabeto ebraico composto di
22
lettere in modo che la prima venisse a sostituira la 22°, la seconda la
21° e così via fino all'11°.
Secondo questo codice il nome
Baphomet
andrebbe scomposto nelle sue cinque lettere del corrispondente
termine ebraico e sostituite con le loro corrispondenze nel
cifrario. In questo modo, Baphomet,
traslitterato in Atbash da il termine esoterico
"Sophia" che indica la
"Sapienza".
beth
pe wav mem taw - B Ph O M T
shin
wav pe yod aleph - S O Ph I A
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Testo
in latino della
Tavola di Smeraldo
"Verum,
sine mendacio certum et verissimum, quod est inferius, est sicut quod
est superius, et quod est superius, est sicut quod est inferius: ad
perpetranda miracula rei unius.
Et sicut omnes res fuerunt ab uno,
mediatione unius; sic omnes res natae fuerunt ab hac una re,
adaptatione.
Pater eius est sol, mater eius luna; portavit illud ventus
in ventre suo: nutrix eius terra est. Pater omnis telesmi totius mundi
est hic.
Vis eius integra est, si versa fuerit in terram. Separabis
terram ab igne, subtile a spisso, suaviter cum magno ingenio. Ascendit
a terra in coelum, iterumque descendit in terram, et recipit vim
superiorum et inferiorum.
Sic habebis gloriam totius mundi. Ideo fugiat
a te omnis obscuritas.
Hic est totius fortitudinis fortitudo fortis;
quia vincet omnem rem subtilem, omnemque solidam penetrabit. Sic mundus
creatus est. Hinc erunt adaptationes mirabiles, quarum modus hic est.
Itaque vocatus sum Hermes Trismegistus, habens tres partes philosophiæ
totius mundi.
Completum est quod dixi de operatione solis." |
Testo in Italiano della
Tavola di Smeraldo
"È
vero, certo e verissimo, che ciò che è in basso è come
ciò che è in alto e ciò che è in alto è come ciò che è in basso per
fare i miracoli di una sola cosa. E poiché tutte le cose sono e
provengono da una sola, per la mediazione di una, così tutte le cose
sono nate da questa cosa unica mediante adattamento.
Il Sole è suo
padre, la Luna è sua madre, il Vento l'ha portata nel suo grembo, la
Terra è la sua nutrice.
Il padre di tutto, il fine di tutto il mondo è
qui. La sua potenza è intera se essa è convertita in terra.
Separerai la Terra dal Fuoco, il sottile dallo spesso dolcemente e con
grande ingegno. Sale dalla Terra al Cielo e nuovamente discende in
Terra e riceve la forza delle cose superiori e inferiori.
Con questo
mezzo avrai la gloria di tutto il mondo e per mezzo di ciò l'oscurità
fuggirà da te.
Questa è la forte fortezza di ogni forza: perché vincerà
ogni cosa sottile e penetrerà ogni cosa solida.
Così è stato creato il
mondo.
Da ciò deriveranno
meravigliosi adattamenti, il cui metodo è qui. È perciò che sono stato
chiamato Ermete Trismegisto avendo le tre parti della filosofia di
tutto il mondo.
Completo è quello che ho detto dell'operazione del
Sole." |
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È di nuovo Wolfram a fornire un indizio
in proposito: il "Castello del Graal" (quello simile a
Takht-I-Sulaiman) si chiama infatti "Munsalvaesche", cioé "Monte
Salvato" o " Monte Sicuro". Negli anni
'30 il tedesco Otto Rahn, colonnello delle SS e autore di 'Crusade
contre le Graale La Cour de Lucifer', intraprese alcuni scavi a
Montsègur e in altre fortezze catare con l'appoggio del filosofo
nazista Alfred Rosenberg, portavoce del Partito e amico personale di
Hitler: l'episodio fornì al romanziere Pierre Benoit, lo spunto per il
romanzo 'Monsalvat'. Importato forse dai
pellegrini che si spostavano per l'Europa durante il medioevo o forse
dai Savoia insieme alla Sacra Sindone, il Graal sarebbe giunto nel
capoluogo piemontese; le statue del sagrato del tempio della Gran Madre
di Dio, sulle rive del Po, indicano, a chi è in grado di comprenderne
la complessa simbologia, il nascondiglio della Coppa. Nel
1087, un gruppo di mercanti portò a Bari dalla Turchia le spoglie di
San Nicola, e in loro onore venne edificata una basilica. In realtà la translazione del Santo era solo la copertura di un
ritrovamento ben più importante, quello del Graal. I
mercanti erano in realtà cavalieri in missione segreta per conto di
Papa Gregorio VII. Il Pontefice era al
corrente del potere del Calice, ma non intendeva pubblicizzare la sua
ricerca, né l'eventuale ritrovamento, in quanto esso era un oggetto
pagano, o comunque il simbolo di una religione ancor più universale di
quella cattolica. Gli premeva di recuperarlo da Sarraz in quanto temeva
che la sua presenza sul suolo turco avrebbe aiutato i Saraceni (in
questo caso i Turchi Selgiuchidi) nella loro espansione ai danni
dell'Impero Bizantino, e avrebbe nociuto al programmato intervento di
forze cristiane in Terra Santa a difesa dei pellegrini.
Non è dato
di sapere dove si trovava la coppa (che, forse, era passata per le mani
di San Nicola nel VI secolo, e che gli avrebbe conferito la fama di
dispensatore d'abbondanza ) e chi comandò la spedizione; sta di fatto
che, in una chiesa sconsacrata di Myra, i cavalieri prelevarono anche
alcune ossa, poi ufficialmente identificate come quelle del Santo. Il recupero delle spoglie giustificò la spedizione in Turchia e
l'edificazione di una basilica a Bari; la scelta di custodire il Graal
in quella città anzichè a Roma fu determinata da due motivi: da lì si
sarebbero imbarcati i cavalieri per la Terra Santa (la prima crociata
fu bandita sei anni dopo il ritrovamento) e il Graal avrebbe riversato
su di loro i suoi benefici effetti; in più la sua presenza
avrebbe protetto Roberto il Guiscardo, Re normanno di Puglie,
principale alleato del Papa nella lotta contro Enrico IV.
A ricordo dell'avvenimento, sul portale della cattedrale (edificata
parecchi anni prima della divulgazione della "Materia di Bretagna") si
trova l'immagine di Re Artù e un'indicazione stilizzata del
nascondiglio; la tomba di San Nicola continua a emanare un liquido
chiamato "manna" che, oltre a essere altamente nutritivo, come il Graal
guarisce da ogni male.
CONCLUSIONI
Il Graal è un
oggetto materiale e spirituale insieme e non si conosce esattamente la
sua natura: forse è una pietra, forse è un libro, forse un qualsiasi
altro contenitore che permette di abbeverarsi (l'ultima cena), ma vi si
può anche versare qualcosa (il sangue di Cristo crocefisso). Può
guarire le ferite, dona una vita lunghissima, garantisce l'abbondanza,
trasmette e garantisce la conoscenza ma è anche dotato di poteri
terribili e devastanti. Le
varie leggende a
proposito del Graal concordano nel conferirgli un origine ultraterrena.
Per gli esoteristi Renè
Guenon e Julius Evola il Graal è il cuore di Cristo, potente simbolo
della Religione Primordiale praticata ad Agharti, di cui Gesù sarebbe
stato un esponente e per gli alchimisti rappresenta la conoscenza, e la
sua ricerca equivale a quella della Pietra Filosofale o dell Elisir di
lunga vita.
Per
altri è il Graal è il Sang Real, il Sangue Reale di Cristo, discendente
della dinastia merovingia e che a sua volta indica la discendenza
stessa del Cristo che non morì sulla croce ma tornò nella terra di suo
padre, in Francia. A voi tirare le somme.
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VOLTO SANTO - LUCCA - TOSCANA
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