BLUE HOPE
Il diamante maledetto
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Luigi XIV e Maria Antonietta
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Il diamante Blue Hope, dice la leggenda,
doveva avere in origine grandi
dimensioni e si trovava incastonato in un idolo indiano dal quale fu
estratto e successivamente tagliato e lavorato numerose volte ( pur
restando di notevole caratura ) montato in fine in una collana assieme
ad altre
pietre preziose. Una storia al principio alla Indiana Jones. Ma la
leggenda racconta anche che il diamante benché meraviglioso fosse anche
maledetto, forse proprio perché era trafugato da un luogo sacro. Tutti
coloro che ne entravano in possesso, infatti, morivano di morte
violenta.
La prima ad acquistarlo fu
Maria Antonietta e tutti sappiamo la triste storia della
sovrana che fu deposta assieme al marito e ghigliottinati entrambi
durante la rivoluzione Francese. Il corpo della regina venne
gettato nella fossa comune
del cimitero della Madeleine sino a quando i suoi resti trovarono degna
sepoltura nella
basilica di Saint-Denis dove è
possibile visitarne la tomba ancora oggi, li dove riposa assieme al
consorte Re Luigi XVI.
Il diamante Blue Hope e gli
altri gioielli della corona vennero rubati e per qualche motivo il Blue Hope giunse sino a Londra dove venne
ulteriormente tagliato e portato ad una forma di 44.5 carati.
Il
banchiere Lord Francis Hope ottavo duca di Newcastle, al quale si deve il
nome del diamante, lo acquistò ad un'asta pagandolo una ingente
somma di danaro. Il diamante, prima di quel momento, era già' passato di mano in mano,
venduto e trafugato, tagliato e mutato nell'aspetto senza però perdere
i suoi influssi nefasti diretti verso coloro che lo avevano posseduto. Nel 1830 il gioielliere che lo aveva tagliato morì di
crepacuore quando seppe
che suo figlio era l'artefice del furto del diamante e il figlio
si
tolse a sua volta la vita alla notizia che il padre era morto per causa sua.
Chi
trovò il diamante tra gli averi del giovane fu colpito egli stesso da
una morte improvvisa. Dopo di che il prezioso monile ricomparve al
collo di una ballerina delle Folie
Bergere uccisa proprio la prima sera che lo aveva indossato. Il
diamante godeva già di una reputazione negativa ma anche di un certo fascino e lo acquistò il gioielliere Pier Cartier che a sua
volta lo vendette quasi subito al magnate americano della stampa Mc Lean,
proprietario del Washington Post, che lo regalò alla moglie la Signora
Evelyn Walsh. La signora sfoggiava la collana con incastonato il Blue Hope con grande orgoglio e sembrava
che su di lei la maledizione non avesse alcun effetto. Fu la sua famiglia e le
persone che vivevano attorno a lei a subire gravi disgrazie. Per primo
morì il fratello della signora, poi il figlio, ancora in giovane età e
poi anche la figlia. L'attività del marito subì un tracollo improvviso e furono
costretti a vendere il Washington Post. Nel 1949 il diamante maledetto fu venduto al gioielliere Hanry
Winston e questi, dopo alcuni anni, lo donò alla Smithsonian
Institution di Washington che lo possiede ancora oggi e sembra che la
carrellata di morti violente sia giunta alla conclusione. O forse no?
...
Il diamante è composto da carbonio cristallizzato e si forma
in modo spontaneo a grandi profondità nella terra ed ha la capacità di
riflettere la luce. Coloro che credono alla maledizione pensano che
sarebbe stato meglio lasciarlo incastonato nell'idolo dal quale fu
sottratto... sempre che la storia sia iniziata realmente così. Ciò che
dette vita alla fama infausta del meraviglioso monile poteva essere
anche solo il susseguirsi di eventi luttuosi che esso "seminava"
costantemente sul suo percorso passando di mano in mano da proprietario
a proprietario. Ma non si può affermare nulla con estrema certezza.
Il mistero del diamante maledetto Blue Hope sopravvive ancora nel tempo.
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Luigi XIV e Maria
Antonietta, i reali di Francia
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Indiana Jones che "ruba" una grossa pietra
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