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Le origini della superstizione attribuita al VENERDI 13 e anche al VENERDI 17, da sempre considerati come GIORNI INFAUSTI ... e sul gatto nero ...

La sfortuna ci perseguita se oggi è venerdì 13 o Venerdì 17?
Questi due giorni, che a volte compaiono sul nostro calendario, sono passati alla storia come giorni particolarmente jellati. Noi tenteremo di parlare di questo tema in un modo diverso dal solito e partiamo dal vecchio e famoso detto popolare che recita: “di venere o di marte non si sposa non si parte e non si inizia nessuna arte" per capire se questa credenza secolare ha realmente un fondamento di verità o se invece sia, al contrario, solo il frutto di antiche paure.
Da tempo immemore il Martedi è legato e dedicato a Marte, il Dio della guerra e ben si comprende perché nell'immaginario popolare questo sia visto come un giorno ben poco idilliaco mentre, il Venerdì, è dedicato a Venere, una Dea da molti considerats lussuriosa e ingannatrice. Si dice poi che l'ultima cena e quindi la passione e la crocifissione del Cristo (?) siano fatti che si sono svolti un Venerdì anche se, a dire la vero, non ci sono basi storiche che ce lo possono confermare, ne che si tratti di vicende realmente accadute ( è così solo per chi ha fede ) e ne tantomeno che siano eventi da collocare proprio nel giorno del Venerdì. Ma così vengono tramandati da tantissimo tempo e la versione è stata adottata come buona.
Quindi tutto sommato quel Venerdì fu, così come descritto, un giorno veramente "nero" per il cristianesimo, o forse no, dato che è proprio sulla crocifissione e la resurrezione che si regge tutta l'impalcatura e la "fortuna" del cristianesimo... Se poi il venerdìi cade con la numerazione 13 o 17 la superstizione prende sempre più corpo. Si dice infatti che parteciparono in 13 a quell'ultima disgraziata cena ed è per tale motivo, si dice ancora, che essere in 13 a tavola porti una grande sfortuna e nello specifico per il più giovane commensale che come "digestivo" si becca il sonno eterno ... Se guardiamo alla Cabala ( quindi assai prima dell'avvento del cristianesimo ), si ribadisce il fatto che il 13 è un numero strettamente associato alla morte ( vedi anche la 13esima carta dei tarocchi chiamata l'INNOMINATO o LA MORTE ). Ma c'è persino il 17, altro numero che si accosta alla morte. Qualcuno afferma che se viene scritto in numeri Romani il 17 appare, per l'accostamento delle lettere maiuscole, come XVII e se queste lettere vengono anagrammate si ottiene la parola VIXI che, sempre in latino, significa “vissi” e cioè “io vissi e ora sono morto”.. tanto per gradire. A monte vi è il fatto che la morte è vista sempre come una cosa nefanda per un vivente. Ma a chi viene in mente di anagrammare il numero romano ( oggi poco usato ) per fare caso alla frase nascosta ? Il 17 è anche associato al gatto nero e lo sanno bene i superstiziosi che cosa vuol dire per loro vedere un gatto nero che attraversa la strada .. Questa credenza, che il gatto nero sia portatore di jella, tra le Streghe non esiste proprio.

gatto nero e strega




La strega è alleata di questo felino delizioso di qualsiasi colore esso sia in quanto il gatto riveste da sempre la figura del protettore oltre che del tramite perfetto con l'Infinito. Se guardiamo dentro ai suoi enigmatici occhi che riflettono la luce, possiamo capire perché a lui sia permesso vedere nel buio e anche oltre le tenebre, sino a dove l'occhio umano limitato non riesce a scorgere alcunchè. Il gatto è un sensitivo e un medium naturale. In epoca medievale, quando forche e grandi roghi per giustiziare le streghe si sprecavano, anche i gatti patirono purtroppo la nostra stessa medesima brutta sorte. Nel lungo altro periodo buio che ne seguì quando cioè dilagava il contagio della peste nera, tanti si resero conto dell'errore commesso: non c'erano più gli utilissimi gatti a dare la caccia ai topi considerati i portatori della malattia e così in molti finirono per infettarsi e morire. La caccia alle streghe fece quindi ulteriori danni collaterali. Tutti potevano cadere sotto la mano assetata di sangue del boia accecato dal terrore nei confronti di quel Diavolo che, a forza di nominarlo, veniva visto ovunque e in ogni luogo e anche nelle situazioni più banali.
Alti prelati commisero i loro crimini atroci all'ombra della croce per giustificare in questo modo le loro ingiustificabili azioni sanguinose. Forse è da qui che si iniziò a dire che uccidere un gatto porta male anzi malissimo! E ha sempre ragione lui. Il gatto si trova sempre "un passo" avanti a noi e possiede una sensibilità e un intuito non comune. E' nota la sua capacità di assorbire le negatività della casa dove vive e di portare positività nel luogo che lo accoglie e dove lui accetta di vivere. Il gatto riesce a prevedere i terremoti e vede ciò che a noi non è dato vedere. Per questo il gatto è considerato da molti instupiditi un "alleato del demonio" proprio a causa delle sue grandi facoltà. Ma secondo me è solo tutta invidia. Nei secoli passati è stato riconosciuto ed esaltato in ogni suo "potere" se consideriamo ad esempio il culto egizio nato attorno al suo esile e scattante corpicino. All'apparenza è debole e indifeso ma solo fino a che gli fa comodo. Ma avete mai visto i denti del vostro gatto? Le sue unghie? L'anima del "leone" che spunta fuori da lui ogni qualvolta serve e anche come riesce a trasformarsi?.. Alla faccia del gattino domestico sempre e solo coccolone per gli umani che si prendono cura di lui. Aggiungerei anche come riesce sempre a farci fessi ogni volta che ci guarda con superiore bonomia ... Al fine ci sopporta con innata disarmante superiorità.
Nell'antico Egitto, tutti ormai lo sanno ma vogliamo ulteriormente ribadirlo, il gatto era venerato e considerato come il protettore della casa e dei suoi abitanti. Veniva adorato sotto le sembianze della potente Dea Bastet ( o Bast ) la Dea di Bubastis, la città chiamata anche Per-Bast ovvero la casa di Bast dove si svolgevano riti di guarigione e protezione. L'altra faccia della Dea era chiamata Sekhmet, la Dea della guerra ed entrambe queste espressioni ben si adattano anche al nostro odierno gatto di casa. Buono con i buoni e "pessimo" con chi si merita nulla. Il gatto maschio nella cultura egizia veniva associato a Osiride mentre le gatte femmine venivano identificate con Iside. Ma non solo gli egiziani lo avevano posto su quell'altare che queste creature sinuose, agili e misteriose meritano. Anche presso altri popoli la storia riporta quanto essi fossero amati, venerati e considerati meno che in Inghilterra e in Italia dove i "cristiani" ( sempre loro non si smentiscono mai ) gli dichiaravano apertamente il disgusto specialmente per i gatti dal manto nero visti come diabolici. RIDICOLO. Ma cosa ci si può aspettare dalla ottusa cristianità?
Papa Gregorio IX in una enciclica del 1233 dichiarò persino che il gatto nero faceva parte "della stirpe di satana ". Noi non commentiamo le idiozie ma le riportiamo per porle al pubblico ludibrio. Il gatto che sia nero o di altro colore possiede svariati doni preclusi all'uomo come ad esempio poter percepire le forze soprannaturali e vedere gli spiriti dei defunti. Cominciamo fortemente a credere che l'avversione per i gatti sia nata solo e soltanto dall'invidia. Lo ribadisco. L'Uomo si sente e si crede superiore ( anche se è unicamente portatore insano di disastri ) e non riesce a fare nulla di ciò che al gatto risulta assolutamente naturale e spontaneo. E quindi che dire per concludere? IL GATTO E' VERAMENTE UNA POTENZA DI FUOCO! capace di dare tanto amore e di essere fedele a chi lo ama ma certo le visioni cambiano a seconda dell'angolazione di osservazione. "Cum grano salis" locuzione latina estratta dalla Naturalis Historia di Plinio il Vecchio e che in senso figurato vuol dire "con un pizzico di buon sanso".
Guardate un gatto nero e ditelo ora, se ne avete il coraggio, che porta jella! A ben vedere chi porta jella sono più i cristiani con le loro conclamate e secolari baggianate.




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