Lacrime e sdegno per
questi fatti che hanno coperto di infamia l'umanità e tutti gli uomini
al servizio della chiesa che per conto e a nome di essa perseguitarono
e uccisero un numero incredibilmente alto di povera gente indifesa.
L'ignoranza di quel periodo
non scusa quanto successe anche in considerazione del fatto che i
carnefici non si trovavano dalla parte delle povere vittime analfabete
e indifese e che i perseguitati erano in gran parte donne sole,
anziani, ma anche uomini giovani e bambini innocenti.
I mandanti che armavano la mano dei boia erano rivestiti con una
tonaca e si riparavano in modo arrogante all'obra della croce pur
avendo le mani grondanti di sangue!
Papa Giovanni Paolo II ha chiesto perdono da parte
della chiesa, con un atto veramente moderno e coraggioso, per tutte le
morti spaventose avvenute durante il sanguinoso e lungo periodo (circa
300 anni) dell'inquisizione.
Atto coraggioso ma che comunque risuona sdridente stridulo, inefficace
e totalmente inutile. |
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La storia di
Gostanza da Libbiano
incarcerata a Lari e sottoposta ad
interrogatorio e tortura
dal tribunale della Santa Inquisizione
Gostanza
viene arrestata una mattina di novembre del 1594 all'età di circa 60
anni. E' vedova ed abita a Bagno ad Acqua, oggi Casciana Terme, vicino
a San Miniato in Toscana. Conosce da sempre l'arte di curare con le
erbe e a lei ricorrono molte persone con fiducia, persone che lei aiuta
con grande volontà come le partorienti in procinto di partorire. Per
farsi curare da lei vengono anche da molto lontano oppure mandano
qualcuno a prenderla perchè la sua fama si era sparsa di cittadina in
cittadina. Un giorno muore un giovane che lei aveva tentato di
curare e
Gostanza viene accusata non solo di averlo ucciso, ma anche di eseguire
pratiche poco chiare e di avere delle relazioni intime con il demonio.
La prima parte del suo processo si svolge sotto la responsabilità di un
monsignore che godeva a quel tempo della fiducia sia da parte del
potere statale che di quello religioso. Egli si reca a Lari dove
interroga, nel palazzo dei Vicari, alcuni testimoni e il giorno
successivo la stessa Gostanza viene qui condotta e rinchiusa nelle
carceri.
Sin dal primo interrogatorio
emergono dati rilevanti sulla storia della donna e sulla sua attività
di levatrice e di guaritrice. Agli interrogatori seguono ovviamente le
torture per estorcere alla povera donna delle confessioni sulla sua
presunta relazione con il demonio. Gostanza da prima nega mae poi,
scioccata dai suoi accusatori e dai continui maltrattamenti, finisce
per convincersi lei stessa di essere la mano del maligno e soprattutto
stanca delle toture, ammette qualsiasi cosa gli venisse suggerita e
imputata, fosse solo per fermare la mano del suo carnefice. Fu persino
raccolta la testimonianze della nipote di Gostanza; una bambina di soli
7 anni.
Il processo prosegue e accanto al monsignore compare un rappresentante
del Sant’Uffizio e vicario inquisitore di Firenze che, fino all’ultimo,
resterà sempre fermamente convinto della colpevolezza di Gostanza.
Poi giunge da Firenze l’inquisitore generale per il territorio del
Granducato a presiedere le udienze del processo. Egli legge
attentamente le carte del processo prima di interrogare per la prima
volta Gostanza e dai resoconti ufficiali degli interrogatori egli
avverte subito un sentore di superstizione alimentato anche da gelosie
e ripicche da parte di altre paese. Di fronte a lui poi Gostanza
ritratterà tutte le deposizioni che sino a quel momento aveva
rilasciato solo per timore dei giudici e per evitare nuove torture alla
corda.
Per il nuovo inquisitore è giunto il momento di tirare le conclusioni.
Per le persone di chiesa o per la gente comune dalla mente ristretta e
bigotta e imbottita dei dogmi restrittivi clericali, l'operato di
Gostanza equivale all'asservimento ai culti demoniaci. E' per questo
che fu additata come serva del demonio ma all'inquisitore generale,
uomo dalla mente più aperta rispetto agli altri giudici che avevano
avuto il compito di interrogare in precedenza Gostanza, riesce a
scavare a fondo alla vicenda vedendola sotto un aspetto meno demoniaco.
Gostanza viene prosciolta dall’accusa di stregoneria mossa nei suoi
confronti dai suoi carnefici e questa fu la sentenza:
«...di non tornare più alla sua casa, né
che si accosti a tre miglia a quei contorni, sotto pena del carcere e
della frusta; sotto le medesime pene le vien proibito di medicare
uomini, donne o bestie in modo alcuno; le viene imposto di dire inoltre
dove va ad abitare, affinché si possa osservare la sua vita per
l’avvenire». C'è chi afferma che anche il suo fantasma
inquieto si aggiri tra quelle stanze di tormento, del Vicariato di
Lari, pur non avendovi trovato la morte.
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