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Saggezza data dalla riflessione, dal forgiare continuamente
il proprio pensiero nelle parti piu' recondite, che sfuggono come ombre
la luce, se non ci si circonda del silenzio interiore, raggiungibile
solo se si e' in pace con se stessi... Mi aggiravo spesso la notte inquieta, alla ricerca di questa Pace, fra
i boschi accoglienti che mormoravano sommessamente al mio passaggio,
inviando piccoli animali notturni ad indicarmi la strada da seguire...
I miei passi a volte si insinuavano fra le lapidi del cimitero,
illuminate dalla luna o dai lampi del temporale estivo. Oppure
ricoperte dalla neve come se la gelida mano della morte vi si fosse
posata per una carezza, eguagliandole tutte.... sussurrare antiche formule e rimedi...
Talvolta cantavo
sommessamente riportando qualche nenia, che udivo in sottofondo. Tornavo all'alba con la gerla carica, e cominciavo subito a preparare
gli infusi. Poi
mi accomodavo sullo sgabello a fissare il focolare: nelle fiamme
guizzanti vedevo la gente del villaggio alle prese con la propria
quotidianita', i propri problemi. Percepivo le sofferenze di alcuni che
poi visitavo il giorno stesso. Le più volte bastava un mio sguardo per
riaccostare al corpo fisico parte dell'alone etereo che accompagna ogni
essere vivente, ed il gioco era fatto. Guarivo così gli indemoniati e i
pazzi, ma anche malattie piu' sconosciute. Il dolore svaniva, la mente
tornava limpida e l'animo si placava. Tutto cio' non e' servito ad
evitare la mia fine, pero'... Un
giorno il pastore della contea mi invito' ad una riunione con certi
dotti del luogo: un confronto con la loro scienza, disse. La notte
prima, mentre camminavo per la radura, un grosso barbagianni mi sfioro'
la fronte...
Compresi che si trattava di un ammonimento e i brividi che
mi
percorsero il corpo ne erano la conferma. Ma ancora non ero pronta per
intepretare questi segnali...
Tutto precipito' velocemente, e prima che
realizzassi l'accaduto, un
emendamento dell'Inquisizione mi accusava di stregoneria. Ogni cosa era
contro di me, ma in particolare il fatto di riuscire a guarire le
persone con uno sguardo... Come poteva essere? Certamente Satana in
persona mi aveva dato questo e chissa' quale altro potere, per carpire
la fiducia degli
esseri umani allo scopo di sottomettere le loro anime! Satana a cui
dovevo rendere conto di persona, la notte al cimitero... Ero stata
vista aggirarmi di nero vestita, mormorando oscure frasi all'indirizzo
del villaggio. Il giorno dopo una donna aveva partorito
un
bimbo morto: se l'era preso il Diavolo, su mia indicazione. Il
fatto che poi ero riuscita a richiamare in
vita la piccola creatura, parlava chiaro: era per plasmarne l'anima
secondo le leggi degli Inferi.... Mi rinchiusero nelle prigioni
sotterranee del paese, in attesa di un
giudizio definitivo.
I giorni e le notti si alternavano nell'oscurita'
piu' assoluta. Cercavo di dormire, in modo da poter almeno in sogno,
uscire all'aperto: tornare alla mia capanna nel bosco, ma sognai che
tutto era stato bruciato... Allora vagavo per le strade del villaggio,
per i sentieri nel bosco. Cercavo una risposta, un' indicazione per
poter uscire dal labirinto in cui ero stata gettata. Finalmente una
mattina mi riportarono alla luce: mai il sole mi era
parso cosi' crudele nella sua luce! In
delirio venni trascinata dai miei carcerieri nella penombra di una sala
e legata su un tavolaccio. Iniziarono l'interrogatorio. Ero
terrorizzata e prostrata dal tempo passato nel buio fetido della
mia prigione. Frebbricitante non riuscivo a capire il signficato delle
domande che echeggiavano divenendo suoni confusi... Mi ficcarono in
gola un imbuto gigantesco ed iniziarono a versarvi del liquido gelido.
Di tanto in tanto interrompevano l'operazione per rivolgermi altri
suoni confusi...
Intanto sentii un dolore lancinante nel braccio.
Tolsero l'imbuto: stavo malissimo... A malapena riuscii a serrare le
mascelle, sentivo il ventre gonfio fino a scoppiare e rigurgitavo
liquido e sangue mentre mi pareva m'avessero sfondato la gola. Udivo
echeggiare il nome di Satana...
tenevogli occhi chiusi, nel tentativo di sfuggire al terrore che mi
pervadeva...
Il dolore al braccio era insopportabile... con uno sforzo
immane
riuscii a mettere a fuoco lo sguardo e vidi una lunga incisione fino
all'osso... su cui versarono del sale. Urlai divincolandomi
disperatamente...
Ricucirono lembi della mia carne sul sale... Mi parve
di impazzire... Urlai, urlai finche' dalla mia gola non usci' che un
gorgoglìo
sommesso. Mi abbandonai, finsi di essere morta.... Purchè tutto finisse.
Fui
così riportata alla mia cella che ad un tratto mi parve
l'accogliente grembo della Morte. Quanto tempo passo' prima che fossi
nuovamente portata fuori, non so... Oramai ero solo un febbricitante
ammasso di dolore... Si facesse pure
cio' che si voleva di me... Non ero piu' io... Ombra in mezzo alle ombre
erravo frugando il buio... Fiammelle
azzurognole volteggiavano solitarie: forme iridescenti le rincorrevano
danzando... Il plenilunio estivo mi
vedeva
raccogliere erbe medicamentose, ascoltando la brezza notturna
Le mani che mi fissarono al palo sull'immensa catasta di legna, mi
parevano pietose. Non so piu' se vedevo veramente con i miei occhi o se
si trattava di percezioni... La paura del fuoco svani' al pensiero che
tutto sarebbe finito, finalmente... Sotto di me vociare di folla.... o
era mare in tempesta le cui onde
minacciose cercavano di ghermire cio' che restava della mia anima? Ad
un tratto mi accorsi che i miei occhi piangevano.... volute di fumo
odoroso di bosco in fiamme salivano verso di me.... era la mia capanna
che bruciava... Desideravo inalare quell'odore familiare e respirai
profondamente.
Ero libera!
Costance
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