Nel mondo pagano, infatti,
Diana era la dea delle nascite e della fertilità, venerata
originariamente nel bosco di Nemi a lei sacro, e in seguito considerata
protettrice della Luna, astro legato alla donna per la ciclicità in cui
si manifesta, essa amava la notte ed incarnava, nello stesso tempo, una
delle forme della triplice Ecate, la dea della magia adorata con riti
misterici, atti soprattutto ad eccitare l’immaginazione. Ecate,
onorata da Efeso con danze di donne, incarnava gli spettri e i fantasmi
della terra, ma amava soprattutto apparire di notte insieme alla
schiera delle sue seguaci, anime senza sepoltura o morte anzitempo, in
cerca di pace. La Diana italica, fusasi con Ecate, sopravvive nel mondo
cristianizzato del Medioevo, come attestano, oltre al Canon, fonti
storiche e letterarie. Erodiate, a sua
volta viene affiancata a Diana in quanto, secondo una leggenda
medievale, la figlia di Erode (chiamata col nome della madre Erodiate,
invece che con il proprio, Salomè) era stata condannata a vagare in
compagnia dello spirito maligno in quanto, secondo il racconto
evangelico, aveva chiesto ad Erode la testa di Giovanni Battista, dopo
essere stata istigata dalla madre, donna ambiziosa e dissoluta. Sempre secondo la
leggenda, il culto a lei offerto mitigava la sua pena. Queste dee dell’ombra,
che volavano in silenzio nella notte, benché proscritte dalla Chiesa
come tutte divinità pagane, erano però considerate come esseri buoni,
da avvicinarsi come le Fate o alle Elbe tedesche, e le loro seguaci,
agli occhi della Chiesa medievale, erano soltanto vittime di illusioni
diaboliche, lontane da qualsiasi patto con il diavolo che potesse
giustificare una severa persecuzione. Il
carattere sostanzialmente benefico della “Società di Diana” andò
offuscandosi a partire dal XII° secolo, quando la credenza nelle
streghe malefiche, dedite esclusivamente ad atti criminali che
danneggiavano uomini e beni materiali, come vuole la tradizione
classica, si sovrappone a quella delle seguaci di Diana.
Saranno i demonologi del XV° secolo, per lo più teologi e inquisitori
domenicani, ad imprimere un’inversione di rotta a quell’atteggiamento
fino ad ora assunto dalla Chiesa: essi si adopereranno a dimostrare la
reale presenza diabolica nell’antico rito e la consapevole complicità
delle donne che vi partecipano. Le loro sofisticate trattazioni affondano le
radici nella lotta intrapresa dalla Chiesa contro la magia, distinta
nel 1398 in naturale ed eretica, e contro l’eresia catara. Fondamentalmente
questo processo di demonizzazione fu la dimostrazione della realtà del
volo notturno, infatti, se le streghe si fossero realmente recate in
volo ai raduni, allora anche il sabba, il patto con il diavolo, i
malefici ed ogni turpitudine avrebbero acquistato consistenza. Ecco
perché il Canon Episcopi è un punto di riferimento importante per i
“difensori” delle streghe, esso rappresenta l’autorevole dimostrazione
dell’illusorietà delle confessioni; per i “cacciatori” di streghe,
invece, l’autorità del Canon non contraddice la moderna interpretazione
della stregoneria, fenomeno da essi ritenuto del tutto diverso da
quello menzionato dall’antico documento canonico, anche se in esso
affonda le sue radici. Un abile gioco di sponda, quelli dei demonologi,
sorretto da arditi sofismi che ebbero una grande e tragica incidenza
nella storia.
Dal Canon Episcopi…
“…i vescovi e i loro ministri vedano di applicarsi
con tutte le loro energie per sradicare interamente dalle proprie
parrocchie la pratica perniciosa della divinazione e della magia, che
furono inventate dal diavolo; e se trovano uomini o donne che indulgono
a tal genere di crimini, devono bandirli dalle loro parrocchie, perché
gente ignobile e malfamata. Dice infatti l’apostolo <Dopo la prima e
la seconda ammonizione evita l’eretico, sapendo che è fuori dalla retta
via chi si comporta il tale modo >.E sono fuori dalla retta via e prigionieri del diavolo coloro che
abbandonano il loro Creatore per cercare aiuto nel Diavolo; e perciò
occorre purificare la Santa Chiesa da un tale flagello. Né
bisogna dimenticare che certe donne depravate, le quali si sono volte a
Satana e si sono lasciate sviare da illusioni e seduzioni diaboliche,
credono e affermano di cavalcare la notte certune bestie al seguito di
Diana, dea dei pagani, e di una moltitudine di donne; di attraversare
larghi spazi di terre grazie al silenzio della notte e ubbidire ai suoi
ordini e di essere chiamate alcune notti al suo servizio. Ma
volesse il cielo che soltanto loro fossero perite nella loro falsa
credenza e non avessero trascinato parecchi altri nella perdizione
dell’anima. Moltissimi, infatti, si sono lasciati illudere da questi
inganni e credono che tutto ciò sia vero, e in tal modo si allontanano
dalla vera fede e cadono nell’errore dei pagani, credendo che vi siano
altri dèi o divinità oltre all’unico Dio. Perciò, nelle chiese a loro
assegnate, i preti devono predicare con grande diligenza al popolo di
dio affinché si sappia che queste cose sono completamente false e
che tali fantasie sono evocate nella mente dei fedeli non dallo spirito
divino ma dallo spirito malvagio. Infatti, quando Satana,
trasformandosi in angelo della luce prende possesso della mente di
ognuna di queste donnicciole e le sottomette a sé a causa della loro
infedeltà ed incredulità, subito egli assume sembianze di diverse
persone e durante le ore del sonno inganna la mente di chi tiene
prigioniera, alternando visioni liete a visioni tristi; e benché la
donna sperimenti tutto ciò solo nello spirito, ella crede che avvenga
non nella mente ma nel corpo. Tutti devono essere informati
pubblicamente che chiunque crede a queste e simili cose, perde la fede,
e chiunque non ha vera fede appartiene non già a Dio ma a colui nel
quale crede, vale a dire al Diavolo. E’ scritto infatti
di nostro Signore < Tutte le cose sono state fatte per mezzo di Lui
>.
Perciò, chiunque crede possibile che una creatura cambi in meglio
o in peggio, o assuma sembianze o aspetti diversi per opera di qualcuno
che non sia il Creatore stesso che ha fatto tutte le cose per mezzi del
quale sono state fatte, è indubbiamente un infedele, e peggiore di un
pagano…”
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