Quella
cosa che l'uomo chiama "Magia" possiede molte regole e nessuna e non è
una contraddizione in termini. La Magia si
trova all'interno di noi
stessi e si manifesta sia nell'uomo che non la coltiva, in maniera
istintuale e automatica in risposta a
stimoli esterni, quanto in chi invece matura con Lei e riesce sia a
gestirla che a ripete un buon risoltato. Spesso, quando la magia viene
applicata in modo istintuale, la
scambiamo per tutt'altro. Molti
non credono di possedere
questo “dono” e soprattutto non
credono che possa esistere in una forma così semplice ed
efficace in quanto pesso si crede che
la Magia debba essere qualcosa di fantastico, lontano da
noi e inaccessibile alla maggior parte
delle persone e anche che si debba faticare per conquistarla. Ma niente
di
più errato. Essa è già qui dentro di noi e
attende solo
che ci rendiamo finalmente conto della sua presenza per
affinarla e usarla sempre e ogni volta con grande profitto. Essa è
una
delle tante facoltà
naturali che
ereditiamo dalla vita e l'errore
più grande che viene commesso è
andarsela a cercare
altrove, in altri luoghi, lontano,
nei posti più sperduti e strani.
Una
traccia su cosa essa sia e dove risieda la possiamo trovare negli
scritti dei grandi antichi alchimisti che
affermavano quanto segue:
"La pietra filosofale ( paragonabile alla magia capace
di grandi
prodigi )
si trova nella polvere delle strade e per
questo viene da tutti ignorata e
calpestata “. Oppure ancora, “Essa si trova nelle mani dei
fanciulli”.
Queste frasi nascondono un messaggio chiaro e illuminante e
vogliono indicare che si tratta di
qualcosa di assolutamente semplice e comune. L'uomo però per sua
natura non
concepisce la semplicità nelle cose e
preferisce complicarsi la vita e, senza
volerlo, così facendo l'uomo se ne allontana. Esistono comunque delle tracce da
seguire ( le cosiddette regole ) per renderla solida e manifesta. La magia che risiede in noi è
come una pietra grezza che necessita di essere smussata e affinata e,
prima
della pratica vera e propria, le sperimentazioni dei rituali, viene la teoria,
proprio come diceva il grande Papus. Da
qui le regole semplici che ci aiutano a
capire come gestirla al meglio. Gli “strumenti” che usiamo nel momento
di un
rituale ( incensi, candele, formule ecc ) possiedono un loro potere
naturale che però non basta se impiegati da soli e senza aggiungere il
“vero” agente Magico capace di creare e
generare qualsiasi
cosa nella realtà malleabile che ci circonda e cioè NOI, LA NOSTRA MENTE, IL
NOSTRO DESIDERIO FORTE CHE SCAGLIAMO SUL BERSAGLIO SENZA DUBITARE DELLA
BUONA RIUSCITA DELLE NOSTRE AZIONI.
La realtà è una cosa che
si può plasmare, cambiare e non è per nulla immobile e stabile. Essa è
sempre in continuo mutamento e si deve giungere a questa intima e ferma
conclusione
per aver modo di modificare le situazioni a nostro piacimento. Se
non ci poniamo
deboli di fronte a ciò che “si
vede” non riusciremo mai a modificare alcunché mentre se siamo consci
del fatto che tutto in
realtà è solo fumo e illusione allora abbiamo
compiuto il primo fondamentale passo e fatta nostra la prima regola:
abbiamo
trasformato
l'aspetto mentale ed emotivo
con il quale affrontiamo le questioni terrene e sappiamo anche che, se così non
facessimo, tutto ci risucchierebbe in un vortice di
insicurezze e
paure che distruggono ogni lavoro magico che portiamo a termine rendendolo al fine
nullo e senza risultato.
La Magia è un'equazione matematica, fisica e
alchemica e, per così dire un semplice postulato.
Se
accettiamo ciò che
viviamo e lasciamo che le emozioni più cupe ci disturbino l'anima
si procede verso il disfacimento di ogni rito
mentre invece, se puntiamo i piedi e togliamo valore alle cose
che consideriamo spiacevoli facenti parte la materia, smettiamo in primis di soffrirne
inutilmente e ci mettiamo poi nella giusta condizione di trasmutare
e sublimare gli eventi. Attraverso questa mirabile
macchina-corpo possiamo interagire sulla materia e ripetiamo il processo della creazione originario. Noi
siamo più di ciò che
crediamo di essere e nessuno è escluso. Dobbiamo metterci nella condizione di cogliere
le nostre facoltà sopite, vederle e usarle perché loro sono li, sono
sempre state in noi in attesa del
nostro intimo risveglio per trasmutare cose e materia. Dato che lo
possiamo fare, perché non farlo? I
"prodigi" non nascono da soli e non provengono da
“fuori” ma bensì da
“dentro” di noi. Se
nella materia giungiamo ad essere capaci di creare un qualsiasi
tipo di mutamento, se comprendiamo
il meccanismo che si trova dietro una tale trasformazione e lo
possiamo ovviamente ripetere, significa
che stiamo impiegando con profitto le nostre doti innate e
in un modo concreto e perfetto, senza
limitazioni.
Gli
Alchimisti dicevano ancora: “Chi crea l'oro è colui che verso
l'oro non nutre più alcun interesse”.
Questo vuol dire che se
vogliamo cambiare una realtà che ci appare negativa non dobbiamo fare
altro che toglierle qualsiasi dominio che essa esercita su di noi per
trasmutarla poi in qualcosa di
diverso e decisamente più malleabile e successivamente più appagante. La
realtà, ogni realtà esistente è suscettibile di
cambiamento. E
sempre parafrasando il Grande Ermete Trismegisto:
“Ascende
dalla terra al cielo e ridiscende in terra raccogliendo le forze
delle cose superiori ed inferiori.
Tu avrai con questo mezzo fatta la
gloria del mondo e
epperciò ogni oscurità andrà lungi da te. È
la forza forte di ogni forza, perché vincerà tutto quel che è
sottile e penetrerà tutto quello che è solido e
spesso.
È
in questo modo che il Mondo fu creato".
E poi ancora le parole del Conte di
Saint-Jermain "... attraendo,
guidando, modellando le cose e gli eventi in modo che l'idea possa
avere resa definita, tangibile e di concreta manifestazione.”
Se meditiamo su questo abbiamo trovato la chiave che
permetterà ad un rito di essere vincente ma solo iniziando a sublimare
per prima cosa noi stessi. Siamo fatti di materia viva e viviamo
immersi nella materia vivente perché è
alla materia che fu
affidato l'uomo per maturare. Per questo
motivo essa esercita su di noi una sorta di “possesso” che sarà
doveroso “allentare” se vogliamo “riportare
in equilibrio carne e spirito così come
in origine tutto fu pensato per noi”.
In Sanscrito mago significa "grande,
elevato, saggio in senso spirituale" e questo è il fine ultimo
da raggiungere, avere la comprensione più elevata della nostra
esistenza e
dei meccanismi che la regolano. Quando giungeremo a comprendere tutto
questo con il cuore e non solo con
l'intelletto nulla sarà
più fuori della nostra portata, tutto diverrà possibile e semplice e
potremo trasformare la nostra breve vita nel nostro personale "paradiso
in terra", così come dicevano gli antichi e saggi Alchimisti.
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